Beh, mi sembra che su tale argomento sia bene distinguere due aspetti: quello neurologico - sul quale l'intervento è sicuramente farmacologico - e quello psicologico, sul quale ultimo molto si può fare, ammesso che sia l'aspetto prevalente, per avere buoni risultati.
Addentrandoci in questo secondo versante, occorre stabilire la prevalenza del proprio essere razionale sul corrispondente emotivo.
Facile a dirsi, più difficile a farsi. Soprattutto perché è indispensabile confrontarsi con qualcun altro, che faccia da sistema di riferimento. Non che quest'ultimo sia perfetto, ma anche soltanto per vedere che analoghe situazioni possono essere vissute in modo diverso: la relativizzazione delle reazioni personali permette di liberare dalla "inevitabilità" della sconfitta di fronte al prossimo "attacco".
Concediamoci un momento di riflessione.
Auguri.